Buongiorno carissimi PAS,
in questo momento così particolare e difficile per tutti, abbiamo pensato di dare un nostro piccolo contributo, condividendo alcune riflessioni della dott.ssa Lupo.
Non ha pretesa ovviamente di essere una risposta, né qualcosa di particolarmente originale o innovativo, ma una semplice condivisione di semplici umani pensieri.
Essendo questo virus ferocemente democratico, non essendo più qualcosa che succede laggiù, a loro, nessuno è immune in senso fisico ma soprattutto psicologico, non importa il lavoro, il genere, la ricchezza, la nazionalità, a quanto pare neanche troppo l’età. NESSUNO PUÒ DIRE DI GUARDARE CIÒ CHE ACCADE AL DI LÀ DELLE TRANSENNE AL SICURO SUGLI SPALTI.
Ed è per questo che un particolare invito è quello di cercare di NON GIUDICARE LA REAZIONE EMOTIVA degli altri, come vedo sta spesso accadendo sui social, perché nessuno era preparato per questo, nessuno si era mai immaginato di dover fronteggiare una simile sfida.
In Italia siamo 60 milioni, e quindi esistono potenzialmente 60 milioni di possibili reazioni.
Anche le figure da cui si è abituati ad aspettarsi risposte “esterne”, come gli PSICOLOGI, sono in realtà nella stessa arena come tutti gli altri. In questi giorni è incredibile quanto i miei colleghi degli ordini professionali, delle associazioni o di gruppi di supervisione ad esempio stiano cercando di collaborare e agire per trovare soluzioni supportare le persone nei modi più svariati, soluzioni per cui NON ESISTONO MODELLI PRECONFEZIONATI e che ci coinvolgono in prima persona.
In questo momento siamo tutti alla ricerca di qualcuno che ci dica cosa fare e cosa aspettarci, ma chi può farlo davvero?
IL MIO PENSIERO SPESSO VA a chi a chi lavora in prima linea come operatore sanitario, e sta mettendo a rischio sé stesso e i propri familiari, purtroppo in pessime condizioni di protezione, ma anche a chi è chiuso in casa da solo e deve affrontare il vuoto, a chi invece è obbligato a condividere gli spazi di un appartamento e si sente sovrastato, ma anche agli impiegati delle poste, i commessi dei negozi, gli autisti di autobus, i lavoratori nelle aziende, e tutti coloro che sono in prima linea PER DIFENDERE CIÒ CHE È ESSENZIALE DEL NOSTRO SENSO DI NORMALITÀ.
L’UMANITÀ quando si trova di fronte a un problema cerca sempre di fare principalmente due cose: DARGLI UN SIGNIFICATO, E TROVARE UNA SOLUZIONE.
E tutti noi in questo momento, abbiamo gli occhi la mente e il cuore orientati a questi due aspetti. Dalle teorie complottiste, alle interpretazioni economiche, ecologiche, umanitarie, cerchiamo disperatamente di dare un significato a quello che accade, perché diventi più comprensibile, illusoriamente più controllabile. E poi inventiamo soluzioni, le più svariate, come sta avvenendo in questo momento, perché è NELLA NOSTRA NATURA non stare con le mani in mano e tentare e ritentare, per non cedere all’impotenza. È nella natura essere RESILIENTI.
Questa situazione di isolamento sta creando un paradossale incredibile BISOGNO DI CONDIVIDERE, abbiamo mezzi e modi di connetterci a distanza e c’è una profonda incontrovertibile umanità in ogni azione che ciascuno sta intraprendendo, per dare il proprio contributo.
OGNI TANTO QUANDO MI STO ANCORA SVEGLIANDO al mattino penso “Oggi pure a che ora inizio in studio? Quali pazienti vedrò? Sta sera con quali amici esco?” e poi improvvisamente mi ricordo che non andrò da nessuna parte e non vedrò nessuno, in una strana sensazione surreale di essermi svegliata in un film americano.
E mi torna in mente una scena del GATTOPARDO il protagonista dice “le cose a volte devono cambiare per rimanere le stesse”. Questa situazione ci sta portando tutti a RALLENTARE, CAMBIARE modo di lavorare, di connetterci agli altri, di organizzarci, di concepire il tempo e le aspettative. Ci sta costringendo a imparare come STARE, come stare in casa, nella relazione, nella solitudine, nell’incertezza, nella noia, nell’impotenza.
Ci sta portando a capire che dovremo drasticamente cambiare il nostro modo di adattarci e reagire, non possiamo aspettarci che tutto torni uguale a prima. LE COSE VANNO AVANTI, NON INDIETRO, ma non è un male.
L’UMANITÀ SI EVOLVE NEL CAMBIAMENTO, e per quanto feroce questo è uno dei più grossi fattori di cambiamento, e quindi di necessaria evoluzione, dal dopoguerra.
Quello che mi auguro è che alla fine di tutto questo, dopo che avremo contato le perdite in senso fisico psicologico sociale ed economico e dopo il giusto tempo di rispetto per tutto questo dolore, conteremo anche tutte le straordinarie soluzioni che ognuno di noi ha elaborato per sopravvivere.
IO SPERO CHE FAREMO TESORO, OLTRE LE CENERI, DI TUTTA LA CREATIVITÀ CHE ABBIAMO DOVUTO METTERE IN CAMPO PER RISOLVERE LE COSE, E CHE LE COSE FINALMENTE CAMBINO, PER POTER RIMANERE LE STESSE.
Un forte abbraccio a tutti voi, specialmente a chi di voi è più colpito da malattia e perdita.
Elena Lupo