La casa editrice Il Leone Verde pubblica sul suo blog Il Bambino Naturale il secondo articolo della dott.ssa Lupo riguardo il funzionamento differente dei bambini Altamente Sensibili, in termini di processamento più profondo delle informazioni, soprattutto di tipo emotivo.
Emozioni e percezioni dei bambini Altamente Sensibili: loro sentono di più
La prima caratteristica che secondo gli studi di Elaine Aron contraddistingue l’ipersensibile (HSP) è la profondità di processamento sensoriale, un dato dimostrato da vari studi di neuroscienze e che determina un generale un aumento di vigilanza, perspicacia e riflessività.
Riguarda quindi:
Una soglia sensoriale più bassa,
Una percezione più rapida degli stimoli,
Una tolleranza inferiore a stimoli intensi e prolungati.
Attraverso la risonanza magnetica funzionale sembra infatti che il cervello “altamente sensibile” mostri una maggiore eccitabilità generale, dovuta a una maggiore sensibilità nei confronti degli input, soprattutto di tipo emozionale. In particolare le aree del cervello coinvolte con l’emozione e la consapevolezza, quelle aree connesse con i sentimenti empatici, nelle persone altamente sensibili hanno mostrato un maggiore afflusso di sangue.
Ciò determina un processamento più acuto delle informazioni, così come una più ampia consapevolezza di sé e dell’ambiente. Questa particolare sensibilità si potrà quindi evidenziare rispetto alle stimolazioni come variazioni di temperatura, rumore, dolore, vestiti ruvidi o sporchi o bagnati, sole, sabbia, neve, diminuzioni stagionali della luminosità ambientale, e fastidi di minore intensità come la presenza dell’etichetta nell’abito o un granello di sabbia nelle scarpe.
Un altro aspetto collegato è la particolare attenzione circa le possibili conseguenze di ciò che accade e dei successivi comportamenti, una tendenza a prevedere ogni possibile andamento e a voler evitare rischi.
Questi bambini dimostrano in modo particolare di preferire la prevedibilità piuttosto che l’azione impulsiva, e una nuova esperienza può ad esempio risultare spaventosa o comunque faticosa, poiché richiede sempre loro una forma di controllo e necessita di un’adeguata accoglienza e rassicurazione da parte dell’adulto, per dargli modo e tempo di elaborare tutti i nuovi dettagli e catalogarli come non pericolosi.
Tali differenze possono quindi richiedere più tempo per processare gli input ed elaborare riflessioni, e questi tempi più lunghi sono quelli di cui in alcuni casi mi hanno riferito genitori e inseganti. Avendo una modalità più complessa di gestire informazioni, nel momento in cui si approcciano ad un compito faticano più degli altri bambini ad isolare lo stimolo ed evitare che tutto il resto della stimolazione ambientale ed emotiva non li influenzi. Spesso si scopre che faticano a gestire l’ansia da prestazione o che riflettono troppo prima di prendere decisioni, che elaborano svariate alternative mentali o seguono un percorso di riflessioni che va oltre quelle richieste portandoli a perdersi. Sono magari impegnati a pensare all’umore della mamma quella mattina, o alla frase scortese che gli ha rivolto poco prima un compagno, o sono preoccupati perché il tempo metereologico sta per cambiare.
Ciò che tengo sempre a sottolineare è l’importanza di chiedere al bambino prima di trarre conclusioni come adulti: se c’è qualcosa che lo preoccupa, se ha altri pensieri, paure, se qualcosa in particolare lo disturba o distrae, e cosa potrebbe aiutarlo a concentrarsi.
Rolf Sellin sottolinea come sia delicata la questione delle richieste “particolari” cui la famiglia e il contesto educativo in generale deve provvedere per aiutare il bambino ipersensibile a sviluppare quell’attaccamento sicuro che gli servirà tutta la vita per vivere bene con questa caratteristica.
Il bambino ipersensibile tende a vivere con maggiore profondità le situazioni, sia piacevoli che spiacevoli, e quindi ne è particolarmente influenzato. Il comportamento necessario del genitore implica quindi un aumentato sforzo di comprensione e rassicurazione verso il figlio, e una migliore gestione possibile delle proprie emozioni, per non influenzare le sue.